Intervista ad Alessandro Casetti
E.S. Ciao Alessandro,
ci siamo conosciuti alcuni anni fa in
occasione di un evento della Galleria Per Capita, e da quel momento ho sempre
seguito con interesse l’evoluzione del tuo lavoro, fino ad arrivare al progetto
e all’esposizione qui all’Artisti Oggi Wall.
Mi piacerebbe farti
alcune domande perché l’impatto della mostra è molto forte, stai ricevendo
tanti complimenti per il tuo lavoro e a me, come organizzatrice
dell'esposizione fa piacere quando le persone rimangono colpite, si fermano e
chiedono, si interessano ad un artista e alla sue opere.
Con questa intervista
vorrei far conoscere il tuo processo creativo che è lento ed affascinante ed
entrare nel tuo immaginario. Partiamo dalle origini, anche se è tutto scritto
sul tuo sito, ma un ripassino serve sempre: Alessandro Casetti, classe 1981,
lavori nel tuo studio a Bertinoro (Forlì Cesena), da dove sei partito? Dove
nasce la tua passione e quali studi hai fatto?
A.C. Amo disegnare fin da quando ero un bambino, in età
adolescenziale poi passavo intere giornate a disegnare ritratti a matita,
carboncino e sanguigna. In quel periodo credo di aver
gettato delle solide basi sulle quali poi ho iniziato a costruire la mia
identità artistica.
La mia passione nasce dall’esigenza di dare sfogo
all’emotività attraverso un gesto creativo capace di comunicare e trasmettere
agli altri la mia visione del mondo e delle cose. Mi sono quindi diplomato
all’Istituto d’Arte di Sansepolcro sezione oreficeria e ho frequentato l’Accademia
di Belle Arti di Firenze.
E.S. Le tue opere hanno da sempre in comune il
soggetto umano protagonista, da solo o in coppia con un altro essere umano o
animale. Nel corso degli anni però il
supporto e quindi anche il risultato finale è cambiato molto…se prima partivi
da assi di legno grezze, supporti di tela o plastica intrecciata quasi a
formare uno schema difficile nel quale le figure dovevano destreggiarsi e non
cadere, ora le tavole di legno su cui dipingi sono supporti stabili e precisi,
preparati artigianalmente come base perfetta sulla quale crei con le colature
di colore la sorpresa dalla quale nascerà il disegno. Puoi raccontarmi questo
passaggio dal supporto al colore, per poi arrivare alla figura?
A.C. Come spesso accade, gli artisti hanno la tendenza a
voler mettere nelle loro creazioni tanta roba, a volte troppa, io stesso ho
avuto la necessità di inoltrarmi nella giungla della sperimentazione e della
mescolanza di molte tecniche e materiali per poi pulire ed arrivare alla
tecnica che sto utilizzando ora, che senz’altro è complessa e necessita ancora
di molta sintesi, ma sicuramente è più sintetica e matura rispetto a qualche
anno fa. Realizzo i miei supporti da zero, taglio il legno per costruire il
telaio sul quale applico un supporto in multistrato. Dopodichè preparo la base stendendo due
mani di fondo, poi posiziono il supporto in orizzontale, a terra, e colo vari
tipi di smalti che mescolati assieme creano degli effetti cracklè molto
suggestivi. Qui inizia il grande viaggio.
Una volta asciugato il colore, attendo almeno tre o quattro giorni, poi metto il supporto nel cavalletto e intervengo con
il nero per fare uscire fuori la figura che si cela dietro a quel caos magmatico.
La parte finale che tu chiami “del disegno”, è quel momento magico in cui cerco
di trovare ordine pace e armonia all’interno della confusione più totale.
E.S. Mentre preparavi le nuove opere per la mostra qui in
galleria, mi hai inviato le foto dei primi passaggi del lavoro, nei quali fai colare
la pittura creando macchie di colore che tu stesso hai definito “i miei
bambini” perché torni a controllarli e maneggiarli più volte prima che si
asciughino, raccontaci questa parte iniziale della quale sei molto geloso.
A.C. Questa è la parte più bella del processo creativo ma
anche la più complessa. E' primordiale ma anche strategica. Primordiale perché
la gestualità di far cadere grosse quantità di colore verso terra è un’azione
molto grezza e rapida, che compio prevalentemente assumendo un portamento
ricurvo verso terra, o in ginocchio.
E’ quasi un rituale per me, durante il quale mi estraneo dalla realtà e mi muovo nervosamente per lo studio come una scimmia dispettosa che in maniera convulsa si diverte a sporcare dei supporti candidi e puliti con grosse colate di colore.
E’ quasi un rituale per me, durante il quale mi estraneo dalla realtà e mi muovo nervosamente per lo studio come una scimmia dispettosa che in maniera convulsa si diverte a sporcare dei supporti candidi e puliti con grosse colate di colore.
Una volta che mi metto a fare
questo tipo di lavoro lo faccio almeno su tre o quattro supporti assieme se
sono grandi o su quindici o sedici se sono piccoli.
E’ anche un’azione
strategica dicevo perchè è fondamentale l’uso delle cromie, l’accostamento dei
colori, mi devo già immaginare dove ci sarà una parte scura ed una parte
chiara, dove ci saranno delle luci e dove delle ombre. Inoltre gli smalti
essendo abbastanza liquidi tendono a muoversi sul supporto cambiando forma
continuamente per molto tempo, periodo in cui è necessario che io vada in
studio più volte a vedere cosa succede. A volte intervengo con stracci per
togliere e tamponare, altre volte aggiungo colate, oppure metto spessori sotto
il supporto per far colare il colore più da una parte rispetto che dall’altra.
Una colata di colore che inizialmente è di 10 cm di diametro, potrebbe
dopo 8 ore diventare di 20 o 25 cm. Questo dipende dal tipo di smalto che utilizzo,
che si asciuga e si dilata di più o di meno rispetto ad un altro, inoltre d’estate o d'inverno i colori si asciugano e si muovono in maniera differente. Devo
accudirli e coccolarli come dei bambini. Sono sempre molto nervoso durante
questa fase di gestazione, perché il 75% della buona riuscita di un’opera
dipende da come viene realizzato e pilotato questo processo.
E.S. Dalle “terre
emerse” del colore nascono le figure, quasi sempre in bianco e nero, dei
personaggi. Alcune volte una parte della persona ritratta è parte integrante
della matericità del colore, poi il suo corpo via via si allontana per
svilupparsi nella parte liscia della tavola e dialogare con altri personaggi.
In quale momento ti viene l’idea della figura da dipingere?
A.C. A volte decido la composizione delle figure prima di
colare il colore, e quindi le colature vengono eseguite con una certa
progettualità, cercando di dare già una forma ben precisa alle fluide
stratificazioni. Altre volte lavoro al contrario, ossia colo il colore in
maniera completamente casuale e poi in base alla forma che viene fuori inizio
ad immaginare una composizione che possa dialogare con la struttura cromatica e
con la forma che è venuta a crearsi. A volte è possibile inserirci un viso
frontale, altre volte uno di profilo, una persona che guarda in alto un animale
o una che guarda in basso. Entrambe le maniere sono valide ed efficaci, mi piace lavorare in tutti e due i modi. Da una parte dò libero sfogo alla mia
parte più istintiva, dall’altra a quella più razionale. Così non mi annoio.
E.S. Fai disegni preparatori delle tue opere, oppure dipingi
direttamente sulle tavole anche di grande formato?
A.C. Generalmente dipingo direttamente sulle tavole anche di
grande formato, raramente realizzo delle bozze preparatorie. Ultimamente
addirittura sto facendo dei disegni ispirandomi ai miei dipinti.
E.S. Quali sono le novità dei prossimi mesi e i tuoi progetti futuri?
A.C. Una mostra personale a Taipei, Taiwan alla AHM Gallery
a marzo, una mostra personale a San Benedetto del Tronto ad aprile all’interno
della quale presenterò anche un video e una performance molto particolare, una
mostra collettiva al Museo Etrusco di Roma a ottobre curata da Alessandra
Redaelli, un paio di fiere d’Arte Contemporanea in Olanda con Galerie Amsterdam
di Amsterdam e poi due mostre collettive, una in primavera e una in autunno,
con la galleria d’arte Per Capita Arte Contemporanea di Carpi. E’ in embrione
una collaborazione con una nuova galleria d’arte in Olanda, ma di quello te ne parlerò più avanti.
Ad aprile inoltre mi trasferirò in un nuovo laboratorio, un bellissimo
capannone luminoso e spazioso che mi darà la possibilità di lavorare su opere ancora più grandi. Sarete tutti invitati alla festa di inaugurazione!
E.S. C’è un progetto che ti piacerebbe realizzare o una
collaborazione con altri artisti o discipline artistiche che vorresti
sperimentare?
A.C. Si mi piacerebbe potermi prendere un anno completamente
dedicato a concretizzare in arte tutta una serie di idee che ho maturato negli
ultimi anni e che sono rimaste lì nel cassetto, per realizzare una bella mostra
personale; ma attualmente non posso permettermi di fermarmi e di concentrare
tutte le energie in solo progetto.
Credo molto nelle collaborazioni con altri artisti,
infatti già da diversi anni collaboro con lo scultore Roberto Giordani. Assieme
abbiamo realizzato una mostra al museo della Marineria di Cesenatico titolata
aMareaMare che trattava il tema dell’inquinamento dei mari, e abbiamo in
embrione altri progetti. Mi piacerebbe ovviamente collaborare con altri
artisti, ma non è facile mettere assieme più teste per realizzare un progetto
che parli la stessa lingua. Una disciplina artistica che vorrei sperimentare è
senz’altro la scultura. Prima o poi lo farò.
E.S. E una cosa che ti piacerebbe ti venisse chiesta?
A.C. Di partecipare alla Biennale di Venezia.
E.S. Gli artisti oltre al loro lavoro creativo devono avere
numerose competenze tecniche anche per quanto riguarda la fotografia delle
opere, la presentazione grafica, la promozione negli eventi e sui social,
l’archiviazione… Tu sei un artista, pittore ma anche musicista, organizzi
laboratori, partecipi a progetti e residenze d’artista, sei padre e
marito, riesci a trovare il tempo per tutto? O a breve ti vedremo con un
assistente?
A.C. Si infatti, come
dico sempre, passo molto più tempo al computer a curare tutti gli aspetti che
riguardano il back stage del mio lavoro che in laboratorio a dipingere. E
questo non mi piace affatto, quindi spero prima o poi di potermi permettere
anche un assistente per dedicarmi maggiormente alla parte manuale e creativa.
In più tramite l’Associazione Culturale Arts Factory, capitanata da me e dallo
scultore Roberto Giordani, collaboro alla realizzazione di residenze d’artista,
progetti di vario genere in ambito artistico. Sono il direttore artistico di
Palazzo del Capitano di Bagno di Romagna, quindi curo a 360 gradi la
realizzazione di 3/4 mostre all’anno e organizzo corsi e workshop di pittura e disegno per adulti.
La musica al momento l’ho
messa un po' nel cassetto anche se l’anno scorso ho collaborato alla
realizzazione di un disco.
Ho una bimba meravigliosa che ha 5 anni e che si
chiama Ayla. Cerco di coinvolgerla quando posso nel mio lavoro. A volte mi
aiuta con il rullo o il pennello a preparare i fondi bianchi dei supporti. Si
diverte un sacco. Spesso la inserisco come soggetto protagonista all’interno
dei miei dipinti. Quando finisco un quadro mi piace portarla in laboratorio per
mostrarglielo e per chiederle cosa ne pensa. Il suo giudizio per me è molto
importante, perché è puro e sincero. La mia compagna Marzia è molto paziente,
non è facile stare vicino ad un artista. E’ stato grazie a lei che ho
ricominciato a dipingere 8 anni fa dopo un lungo periodo di pausa. Per il mio
trentesimo compleanno mi ha regalato otto tele di grande formato, e da lì sono
ripartito. Tutto sommato riesco a trovare il tempo per fare tutto anche se ho
sempre la sensazione di avere l’acqua alla gola e di lasciare qualcosa per
strada.
E.S. Siamo alla conclusione, io ti ringrazio per la
bellissima mostra che abbiamo pensato, studiato, realizzato e allestito
all’Artisti Oggi perché quando i progetti sono immaginati fin dall’inizio per
una location hanno sempre una marcia in più e mi ha fatto davvero piacere
portare qui a Verona il tuo lavoro.
A.C. Sono io che ringrazio te per la fiducia che hai
dimostrato nei miei confronti e per la passione, l’impegno e la cura che hai
dedicato a questa mostra. Spero davvero
che potremmo realizzare altre mostre assieme. Ringrazio anche il gallerista
Donato Muschio Schiavone di Per Capita Arte Contemporanea, grazie al quale ci
siamo conosciuti.
E.S. Lascio a te ora lo spazio per un pensiero libero, una parola sul tuo lavoro per chi ci legge con curiosità dall'inizio di questa intervista.
A.C. Grazie, mi piacerebbe concludere con due parole sul messaggio contenuto nei miei
dipinti: ci sono sempre persone, prevalentemente volti che emergono scomposti
dalle crepe e dalle stratificazioni di colore. L’effetto cracklè che viene a
crearsi e dal quale tutto ha inizio rappresenta le mutazioni genetiche delle
fisionomie umane ad opera dell’ambiente come conseguenza dei comportamenti
dell’uomo. Fossili di noi stessi riemersi dalla terra, fuori dallo spazio e dal
tempo, più evoluti, che a volte sanno dialogare intimamente con gli animali.
L’essere umano è responsabile di tutto ciò che gli accade intorno, i propositi,
le parole e le azioni che compie si concretizzano e si realizzano sotto i suoi
occhi senza che lui ne sia consapevole. Le cose che accadono non sono altro che
i semi che egli stesso ha piantato e alimentato con cura per tutta la vita.
Abbiamo spesso il grande vizio di colpevolizzare gli altri o il sistema per le
cose che ci accadono senza considerare che in realtà siamo noi stessi che
decidiamo consciamente o inconsciamente di volere che la nostra vita vada in
una direzione piuttosto che in un’altra. Ma spesso l’ego ci rende ciechi.
Dipingo prevalentemente donne, che rappresentano per me il simbolo assoluto
della vita, e della trasformazione. Coloro che hanno la capacità di attuare in
grembo quell’incredibile processo naturale che dà origine alla vita. Attraverso
le mie opere cerco di portare un messaggio positivo che vuole sensibilizzare le
persone a prendersi le proprie responsabilità attraverso una profonda analisi
di sè stessi. Sono un elogio all’evoluzione, al cambiamento e al miglioramento
che ha origine prima di tutto dentro di noi.
Quindi buon viaggio a tutti!