Migration - Matteo Cavalleroni


Compagnia Unica OpenLab presenta:

MIGRATION
Matteo Cavalleroni

inaugurazione: Sabato 6 giugno ore 18.00
artista presente in galleria
dal 6 giugno al 25 luglio

Via S.Vincenzo 102/104 r - 16121 Genova
Mercoledì / Sabato ore 15.30 – 19.30


Ciò che contraddistingue l’artista rispetto alle altre persone è prima di tutto il diverso sguardo volto alla realtà circostante, quella particolare curiosità e attenzione dedicata al mondo quotidiano; e la capacità di coglierne taluni aspetti che tradotti in immagini riversano sul pubblico la loro poesia e bellezza, oppure rivelano nuove sfaccettature di significato.

Se muta col tempo la concezione di cosa rappresentare non cambia, però, l’animo dell’artista. Questa mostra ci ricorda che l’evoluzione della tecnica e della società ci hanno portato dall’epoca del Grand Tour al fenomeno del tutto contemporaneo della mobilità e delle migrazioni di massa: come ben sintetizza Matteo Cavalleroni nel titolo, “Migration”. Gli aeroporti diventano luoghi sempre più frenetici e ricchi della più varia umanità: vi transitano passeggeri che si spostano da un paese all’altro per le più svariate ragioni: lavorare, viaggiare, trasferirsi. Si  trasformano, quindi, in luoghi di routine, fucina in cui nascono e si sviluppano nuovi riti. E’ per questo che Matteo Cavalleroni vi giunge per catturarne immagini e registrare fatti, invade quegli spazi dove tutti sono di fretta con la sua voglia di soffermarsi sulle persone, su piccoli dettagli delle loro forme, delle loro storie.

Cambia il modo di viaggiare e analogamente cambia il modo di rappresentare: dai ritratti fedeli di nobili viaggiatori, di paesaggi e rovine arriviamo alle ombre deformate ma affascinanti di Matteo, che nel loro perdere in individualità sono in grado tuttavia di mantenere un carattere distintivo, un barlume di identità. L’artista stesso ammette la sua attrazione, quasi ossessione, per le ombre delle persone e per tutto ciò che è superficie riflettente, come una pozzanghera o uno spiraglio di luce filtrata. Così tramite il mezzo fotografico, giocando con apertura dell’obiettivo e fuori fuoco, produce i suoi scatti di macchie scure su sfondi chiari, luminosissimi, con un effetto totalmente decontestualizzato.

Di questo nostro umano moto perpetuo restano solo tracce discontinue (i personaggi sono appunto “Atomi”) ma attentamente e pazientemente registrate, poi selezionate e talvolta affiancate in dittici o trittici (Running into you) in cui caso e gusto per il dettaglio si compongono in un sapiente impatto visivo. In questo modo i nostri destini isolati recuperano una qualche forma di dialogo, sono in parte ricuciti insieme.
Alcune opere sono stampe su carta, altre light box o stampe su plexiglass dalle notevoli dimensioni; questi ultimi due materiali accentuano molto l’effetto di trasparenza, come se l’immagine fosse vista attraverso il filtro di un vetro. In certi casi si tratta proprio di una presenza reale come in “Trolley 2”, dove si scorge la traccia di un dito passato sul vetro impolverato. 
(Elisa Scuto)














MIGRATION
presentazione di Barbara Cella

Matteo Cavalleroni è un’artista cosmopolita abituato a girare il mondo per lavoro e per piacere sempre accompagnato dalla macchina digitale per catturare le immagini più significative dei luoghi visitati e delle persone incontrate. Abituato più ai reportage, a cui è stato avvicinato dal grande fotografo Michael Yamashita, che ad una fotografia più intimista, con questa sua mostra presso Openlab art gallery di Compagnia Unica  si lascia invece andare ad una ricerca formale, quasi filosofica dell’immagine.
Per lui è stato inevitabile ambientarla negli aereoporti e chiamarla “MIGRATION”, a chiarire quanto noi tutti siamo migranti per il mondo ma anche all’interno della nostra stessa vita che ci porta a cambiare continuamente le strade del nostro vissuto. Matteo Cavalleroni entra nell’aereoporto immaginandolo come un “non luogo”, ineluttabile palcoscenico dove avviene la rappresentazione della fugacità della vita e dei rapporti umani. Qui le persone passano ma non sostano, si sfiorano ma non si conoscono, vivono nell’attimo immortalato ma sai che già sono svanite.
Lo rappresenta come uno spazio asettico, senza riferimenti, un luogo indefinito dentro il quale si muovono corpi eterei volutamente sfuocati a rappresentare non tanto l’immagine del corpo ma quella dell’ “idea” del corpo stesso.
Ossesionato dalle ombre e dai riflessi ogni immagine reca in sé il suo doppio, anche in questo caso un’allegoria della duplicità della vita e di noi stessi dove non esiste una sola visione ma in ogni aspetto è sempre presente il bene e il male, l’ombra e la luce, lo ying e lo yiang e dove quello che emerge non è detto sia la parte migliore.















Alcune foto dell'inaugurazione