Frames - Enrico Ingenito
FRAMES
Enrico Ingenito
inaugurazionee venerdì 10 Aprile ore 18.00
artista presente in galleria
Perché
“Frames” per un’esposizione di oli su tela? Perché siamo di fronte all’ennesima
riprova che l’unico modo per gli artisti del nostro tempo di affrontare la
pittura è tenere conto delle mutate possibilità di riproduzione visiva.
Dall’epoca Impressionista la pittura anela anch’essa a catturare l’attimo
perfetto (l’istantanea fotografica)
oppure il movimento, la breve durata di un’azione in fieri come riesce a fare
una sequenza video. Non può farlo,
però, rivaleggiando in aderenza alla realtà con gli altri due mezzi: si tratta
di una battaglia persa. Deve farlo allora conferendo all’immagine quella resa
istintiva, quell’impatto emotivo che costituisce il suo valore aggiunto.
Così
Enrico Ingenito segue la via di illustri precursori, come Degas e poi Bacon, di
cui condivide soprattutto la fase di concezione iniziale dell’opera. Quadri
d’impatto così immediato, eseguiti con una tecnica rapida ed intuitiva derivano
in realtà da fotografie o dall’estrazione di fotogrammi digitali (appunto frames) realizzati dall’artista stesso
quando si trova di fronte a qualcosa che lo colpisce. E’ l’energia scaturita da
queste visioni che viene poi trasferita su tela con delle pennellate energiche
eppure fluide,determinando una pittura che giunge a distruggere se stessa,
obliterando strato su strato i dettagli
di quanto rappresentato: rimane l’essenza che, annebbiata nei contorni e
filtrata dal sentire dell’artista, incredibilmente ricrea per l’osservatore la
stessa sensazione da lui avvertita.
I
personaggi rappresentati da Ingenito derivano da sequenze video: perciò il
movimento appartiene loro intrinsecamente. Nei “Transiti” l’artista si
appropria a suo modo del paesaggio cittadino. Egli partendo, appunto, da scatti
fotografici giunge a memorie urbane in movimento (Piazza De Ferrari, Brignole,
etc.): il moto è quello dell’osservatore che le ripercorre, anche solo con la
mente, nei territori della memoria o della fantasia. Si tratta di immagini
filtrate da qualcosa di più immateriale della lente che si frappone tra un
obiettivo fotografico o una telecamera. Non si tratta nemmeno di una resa
meccanica, è studiata la fase di partenza, ma resta un grosso margine di
libertà e imprevedibilità nella fase di esecuzione pittorica: è proprio questo
il fattore che contribuisce ad un risultato così vitale e coinvolgente. La
pittura qui non è morta, nonostante l’aspetto spettrale sembra ancora avere
qualcosa di unico da dire.
Enrico,
tra l’altro, nell’uso espressionistico del colore accentua la resa estetica dei
suoi quadri come è evidente nei corpi e nei volti di “Frames rosso” o “Viraggio
in verde”. Anche nei paesaggi parte da scatti notturni che gli consentono poi
nel quadro di ricreare dei blu o viola intensi, di profondo impatto emotivo. Quindi pur avvicinandosi all’inquietudine
interiore di Bacon si distacca in parte dal suo modello di carnale brutalità.