Portraits. Dipingere con la luce - Carlotta Bertelli e Gianluca Guaitoli

PORTRAITS
DIPINGERE CON LA LUCE
dal 21 maggio al 18 giugno 2016


PORTRAITS di Carlotta Bertelli e Gianluca Guaitoli è un progetto fotografico legato al ritratto che unisce le professionalità dei due autori, Carlotta Bertelli, fotografa e Gianluca Guaitoli, hair designer. 
I due artisti presentano in mostra una serie di scatti dove i volti delle persone escono dal buio e dal silenzio dello studio attraverso la luce delle torce usate dagli autori per dipingerne gli sguardi e sottolinearene le caratteristiche estetiche più intime.






A Carlotta e Gianluca

Non sono un critico d’arte. Non dovrei permettermi di presentare un evento. Posso raccontare emozioni, condividere pensieri con  chi indugia alla soglia, alla soglia dei volti che Carlotta Bertelli e Gianluca Guaitoli, con infinita tenerezza e suggestione, radunano negli scatti delle loro foto.
Potrebbe sembrare un’avventura perdente, o quasi una restrizione imperdonabile indugiare ai volti. Una perdita di tempo, quasi fossero altre le urgenze del vivere. Non sono d’accordo. Da una vita inseguo volti.
Da anni vivo come affascinato da alcune riflessioni di un filosofo, Italo Mancini. Insegnava filosofia delle religioni e filosofia del diritto presso l'Università libera di Urbino, lui stesso voce libera. Affascinato dalla sua riflessione sul volto, "un volto" - diceva - "da guardare, da rispettare, da accarezzare… il volto la parte più indifesa di noi, la parte più esposta, la più rivelativa". E non sarà che il male del mondo, il troppo male di questa stagione, nasca proprio dall’aver cancellato nell’attenzione il volto, per fare spazio al mito devastante di un io prepotente e prevaricatore.
C'è bisogno quindi di un "arrovesciamento", così lo chiamava D.Bonhoeffer. Sostituire questa cultura del "io sono", io ho il verbo, io ho la parola giusta, io ho le leggi giuste, io ho il monopolio della voce …sostituire questa cultura devastante con la cultura dei volti, la civiltà dei volti, l'eticità dei volti.
Da questa nuova cultura nascerà - diceva Mancini - la pace. E si augurava che il terzo millennio fosse l'alba di questo nuovo modo di pensare che mettesse al centro il volto (ItaloMancini, Ritornino i volti, pag. 55).
Fermarsi dunque davanti ai volti. Tenerezza, potremmo dire, è dare la priorità al volto. Non al ruolo, non al passato, non all'appartenenza. Ti basta il volto. Non ti interessa da dove venga. Ti interessa la storia che è segnata in quel volto, così come le rughe che fanno la bellezza del volto degli anziani. Tenerezza: tu sei prima, tu sei inconfondibile. E io mi fermo. Carlotta e Gianluca si fermano.
Tenerezza e incantamento. Incantamento perché quel volto è abitato. Non è casa vuota. C'è una bellezza. Bisogna, in qualche misura, perdersi a guardare. Perdersi, perdere tempo, a guardare. L’indugio come premessa allo svelamento.
Sono pensieri compagni di viaggio nell’inoltrami nella mostra: penso a Carlotta e Gianluca che hanno dato spazio all’indugio. Si sono fermati, come si sta davanti a un’icona. Scrive Emmanuel Lévinas. "L’epifania del volto umano costituisce un varco nella crosta dell’essere…il volto significa l’Infinito".
Nella rassegna dei volti di Carlotta e Gianluca scopri l’indugio che consente un varco nella crosta dell’essere, ma scopri anche il miracolo della luce. Anche un volto potrebbe essere risucchiato. Sino a svanire nel buio. Nel buio dell’indistinto o della non rilevanza. Carlotta accarezzandolo con un fiotto di luce lo strappa all’insignificanza, quasi per un parto, gli dona di vivere, lo mette alla luce. Accade che si accende. Quasi per un miracolo silenzioso: la luce pulsa sui lineamenti ma senza invadere, non si impone, a volte è solo radente. Come carezza che incoraggia lo svelamento. Solo una luce silenziosa, rispettosa, sorpresa, incantata, come la sua permette l’epifania, le molte epifanie, perché non c’è un volto uguale a un altro e forse lo stesso volto non è mai concluso in un solo scatto. Vive di infiniti scatti.
Ora sei alla soglia. Alla soglia dei volti.


Don Angelo Casati